Q come questuanti
Ricordo un tempo in cui alcuni palazzi cittadini esponevano all'ingresso, affisso al portone, un avviso che vietava l'accesso a questuanti e venditori ambulanti. Erano gli anni Settanta del secolo scorso.
Se i secondi sono una categoria che, di fatto, si è organizzata professionalmente nell'ambito di fiere e mercati, i primi sono drammaticamente aumentati, ma sono più invisibili (forse proprio perché sono aumentati) e comunque hanno cambiato il proprio modo di domandare l'elemosina: la aspettano, del tutto disillusi, accasciati sul marciapiede, i più arditi, chiedendola direttamente ai passanti che incrociano lungo la via.
In ogni caso, entrambi i soggetti in questione, oggidì, non premono le pulsantiere dei citofoni, se ne tengono alla larga e il cartello di divieto è pressoché scomparso, sostituito, al più, da quello, dal tono altrettanto perentorio, che proibisce il deposito di materiale pubblicitario nelle buche delle lettere.
Anche il termine questuante è in via di sparizione, dalla lingua parlata, adesso che ci penso: è un vocabolo decisamente desueto, per lo più legato alla richiesta di offerte da parte di religiosi appartenenti a ordini mendicanti.
Se attingo alla memoria rivedo gli zampognari che, nel periodo delle festività natalizie, si introducevano nel cortile del condominio dove allora vivevo, in periferia, e, in barba a qualsiasi monito, quando ancora la cappa della videosorveglianza non era pesantemente calata sulle nostre vite, suonavano le loro sublimi melodie intrise di festosa malinconia.
Ne rammento, degli zampognari, oltre al caratteristico strumento, soprattutto i calzari che ai miei occhi di bambina me li facevano apparire così simili ai pastorelli che abitano il presepe.
La gente si affacciava ai balconi e sorrideva, le note salivano su, le lire volavano giù, e io provavo un'allegria piccina per quello che mi appariva come un atto di coraggio: la fierezza di esibirsi nonostante l'esplicito divieto.
Per noi di città, per me almeno, era un incanto restare ad ascoltare il suono antico delle zampogne. Una volta appallottolai una banconota da 500 lire e la lasciai cadere dal quinto piano. Compiere questo gesto mi fece sentire più vicina agli sconosciuti musicisti: infreddolita, felice e perfino un po' audace.


