I come informazione
L'informazione sta diventando un problema molto serio. Mai come in questo tempo in cui assistiamo a un'inarrestabile esondazione di dati e immagini e video e podcast e post, mai come oggi risulta difficile se non impossibile riuscire a districare la matassa informativa il cui effetto più nefasto è la polarizzazione di opinioni, il più delle volte superficiali, su fronti contrapposti, in un becero spirito di crociata alla Brancaleone, ma in un clima invelenito e di violenza verbale che poco ha a che vedere con l'atmosfera gioviale delle ben note pellicole di Monicelli.
Questa deriva incivile genera, almeno in me, sfiducia e deciso allontanamento dai mezzi di comunicazione di massa, la televisione in primis che, soprattutto negli ultimi anni, pare essere diventata un circo osceno, un'arena di propaganda politica e volgare intrattenimento, che tutto manipola e rimescola, tra uno spot di assorbenti con ali e l'autopromozione dell'ultimo libro pubblicato dai soliti noti che hanno ormai messo radici nei salottini dei talk show.
L'obiettivo non è informare, piuttosto plasmare, convincere, soprattutto generare e incanalare ansie e paure, additando i capri espiatori, i colpevoli, i cattivi (in principio furono i runner metropolitani, ai tempi del primo lockdown 2020), creando facili etichette ad hoc da appiccicare sulla fronte di tutti coloro che corrispondono all'identikit.
Tutto già visto, direte voi, sì, ma non così massicciamente, non su così larga scala, senza sosta mai senza tregua.
Spariti il dibattito, la pacatezza, il confronto, l'approfondimento; la parola, che non riesce a farsi discorso perché mortificata continuamente dai conduttori all'uopo ammaestrati, resta condannata alla superficie, così non rimanendo altro che uno sgradevole incessante chiacchiericcio privo di interesse per lo più finalizzato ad attacchi ad personam.
Impossibile esprimere compiutamente pareri non allineati, dunque sgraditi, alla compagine governativa. Il risultato, da qualsiasi prospettiva lo si consideri, è quello delle echo chambers, bolle comunicative autoreferenziali che ottundono le menti.
Il giornalismo italiano, che già non è mai stato un fulgido esempio di indipendenza e di rigore, ha imboccato il tunnel della spudorata sudditanza, dando un pessimo spettacolo di sé, scodinzolante e prono com'è al potere politico e alle ben oliate dinamiche del marketing.
La salvezza potrebbe germogliare nel silenzio delle pause di riflessione e nel dubbio. Anche la candida e umile ammissione della mancanza di un'opinione, almeno di quando in quando, potrebbe giovare.
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Roland Topor, Pinocchio |
P.S. Diceva Ryszard Kapuściński: "Quando si scoprì che l'informazione era un affare, la verità smise di essere importante".


