A come amici

Gli anni della pandemia, ma sarà anche forse l'avanzare dell'età, mi hanno messa di fronte a una cristallina constatazione: che molti di quelli che usiamo definire "cari amici" o anche solo "amici" altro non sono, in realtà, che conoscenze, talvolta di vecchia data, innescate da particolari circostanze come un ciclo di studi, un periodo di lavoro o di vacanza, la pratica di uno sport, una località di villeggiatura, la scuola dei figli, cose così.

Per tanti anni quindi incontri e frequenti determinate persone piuttosto che altre, con le quali si stringono rapporti cordiali, di simpatia, non sempre reciproca, basati su esperienze comuni, talvolta finanche connotati da affetto, non necessariamente ricambiato.

In realtà, poi, procedendo lungo l'arco dell'esistenza, ti accorgi che la maggior parte di quei rapporti non si basavano su una genuina e profonda condivisione di valori, di un'idea di mondo e di come ognuno di noi pensa che si debba o si debba tentare di stare nel mondo. Così capita che ci si perda, si perda il filo del discorso, che evidentemente era sottilissimo e fragile e s'è spezzato, nessuno avendone colpa. È la vita.

Invece, superata una certa soglia anagrafica, ma soprattutto ritrovandomi da anni a navigare in acque molto agitate, prima sul fronte esclusivamente personale e dopo coinvolta come tutti nelle oggettive difficoltà derivanti dalla perdurante emergenza pandemica, è stato davvero sorprendente accorgermi di come persone appena conosciute o che già conoscevo ma non frequentavo più da tempo, mi abbiano generosamente dimostrato, con la concretezza dei fatti, con le proprie azioni, molta più solidarietà e vicinanza e comunanza di intenti di quanto io, erroneamente, me ne sarei attesa dai vecchi amici, gli amici storici.

Ecco, in questo periodo, forse per la prima volta nella mia vita, capisco il significato e l'inestimabile valore del "fare rete". Mi domando talvolta: è forse questo il senso di umana solidarietà che ci stiamo pericolosamente perdendo per strada? Tutta questa energia, io credo, questa forza che scaturisce dall'incontro fisico delle persone di buona volontà e buon cuore inquieta gli animi maligni perché potenzialmente sovversiva, se ben coltivata e non dispersa, se sapientemente trasformata in una trama robusta di alleanze sociali.






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