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In morte di Marco

Con Marco eravamo amici ai tempi dell'università, entrambi iscritti a Lettere a Palazzo Nuovo, a cavallo tra anni Ottanta e Novanta. Dopo la laurea ci si era persi gradualmente di vista, incamminati lungo percorsi diversi in quell'autentico ginepraio che è la ricerca di un'identità professionale, contatti telefonici sempre più sporadici, la nascita di sua figlia che precede di qualche anno quella di mio figlio, inghiottiti infine dalle nostre rispettive vite famigliari, alle prese con i fatti della vita, più o meno lieti, più o meno gravi. Tutto questo fino al momento in cui, piena epoca Covid, la campagna vaccinale e una delirante propaganda mediatica hanno disseminato un odio cieco tra gli umani, allontanando le persone spesso in modo irreversibile. Così è accaduto con Marco, come con altri amici, parenti e conoscenti: sono stata depennata dall'elenco dei soggetti frequentabili e annoverata nella categoria di quelli altamente sgraditi.  L'ho saputo q...

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